“Si è scritto su qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, davvero, su tutto tranne che sul niente. Quella è l’ultima sfida della scrittura: non trasmettere il senso, ma l’insensato. Non interpretare, ma lasciarsi interpretare. Perché ciò che ha senso è sempre effimero. E l’interpretazione è sempre parziale. Solo ciò che è oscuro e senza senso perpetua il suo messaggio.”
“Certo, ma non è troppo facile così? Per chi scrive, intendo. La responsabilità ricade tutta su chi legge!”
“E allora?”
“Beh, allora… allora diventiamo tutti scrittori improvvisati, riempiamo le pagine di sciocchezze nell’attesa che qualcuno ne colga una grande verità. Voglio dire, che ne sarebbe dei libri di filosofia, dei romanzi d’avventura, delle storie d’amore? Tutta spazzatura mainstream?”
“Affatto. Tutte opere stupende, ma condannate a invecchiare e a essere dimenticate. Per andare oltre uno scrittore dovrebbe buttare a terra la bussola, calpestrarla, bruciarla, distruggerla. E poi chiudere gli occhi, girare qualche volta su se stesso e procedere così, con le palpebre serrate e la penna in mano. Quello, o il successo editoriale.”
“E non è importante il successo editoriale, non è ciò che la gente vuole?”
“La gente non ha mai capito niente della scrittura.”
“Sì ma gli scrittori non sono anche loro parte della gente, persone normali piuttosto che messia?”
“Proprio così, per questo non dovrebbero seguire la propria bussola e lasciare la penna al caso.”
“Sarebbe la morte del libro…”
“Esatto.”
“Ma non ha alcun senso!”
“Ma non ha alcun senso… una frase che nella storia è sempre stata il preludio della meraviglia, dell’incredibile, del rivoluzionario. Ma non ha alcun senso.”
“Se non fossi un coniglio immaginario, saresti un pazzo.”
“Ma sì, ma sì. Ti ringrazio, comunque. E che ne pensi del titolo che hai scritto? ‘Il media è un miraggio’: d’effetto, senza dubbio.”
“Mi sembrava un titolo azzeccato per questo nostro dialogo fra il profetico e il faceto. Se fossi stato un topo, e non un coniglio, l’avrei intitolato: il media è il formaggio. Peccato.”
“Purtroppo ‘messaggio’ non rima con ‘carota’.”
“Eh, no. Purtroppo no.”
“Già.”