Molte persone hanno la felicità in tasca e le mani fra i capelli.
Un cerchio che si (s)chiude
Affascinante, elegante, brillante, luminoso, intrigante, lucido e molto, molto altro!
Tu corri, t’informi, ascolti, acquisti, insegui, speri. Strattoni il dopo nel presente.
Il tempo. E ancora. Una routine. Forse lo vedi o forse no. Lì fuori, guarda, ma ciò che è dentro lo cambia, lo rende importante.
O dentro, e ciò che è fuori è solo un pretesto, e potrebbe essere finanche un vecchio arnese, o una conchiglia.
Sei tu, comunque, ed io, e quasi tutti. Lo sai, è difficile sfuggirgli. La cella è troppo, troppo confortevole, ed ho paura di evadere.
Intanto gli innumerevoli altri supportan la speranza con unghie e lime. Ecco la chiave, fra denti e lingua, ma non so usarla.
Un muro separa due prigioni opposte e connesse. Una grande, immensa, e l’altra… Un bambino mi guarda e piange, o forse uno specchio nella pioggia.
Il muro diventa un giardino, e un verme si scava un’evasione al cielo mentre un merlo insegue il suo pasto.
La vita continua, e basta. Tutto qua.
Quesiti
L’eccezione diviene la regola, la regola diviene l’eccezione.
Come mantenersi stabili nel mutamento?
Come mettere ordine nel caos?
Come abbracciare davvero se stessi trascendendo
regole, eccezioni, mutamento e caos?
Visioni e vincoli
E’ solo dal limite estremo di un paesaggio che un solo sguardo può abbracciarne la totalità.
È solo staccandosi dal ramo che una foglia riesce a cogliere la totalità dell’albero, perché se ne allontana.
Ma spesso il tutto dura lo spazio di un istante, poi il buio dell’impatto.
Occorre addestrarsi nella cecità della mente per insegnare agli occhi a vedere ciò che è troppo evidente per essere scorto.
Ma come fare a volare con un ramo conficcato nella schiena? E come proteggersi dal rischio della caduta?
I pensieri che profumano di gelsomino
La sveglia alle sette del mattino e tutti si alzano. Al lavoro perché è il nostro dovere: ci hanno anche fondato una repubblica, sul lavoro. Alcuni non erano d’accordo, a dire il vero, volevano fondarla su Dio. Si è raggiunto un compromesso nella constatazione che anche Dio, infondo, lavora. Dunque, è chiaro: si lavora per portare a casa il pane… metaforicamente, perché il tardo pomeriggio è più facile trovare surgelati e… e involucri di plastica contenenti finto-pane, che si conserva meglio. Allora è così: si lavora per portare a casa surgelati e finto-pane. E la cena è servita. A cosa? No, ma è un modo di dire! Ah, sì, ora ricordo… comunque vedi, è servita in un certo senso, sì, per sopravvivere! Giusto. Ma poi ci sono scopi più alti nella vita, tipo la felicità. La felicità è lo scopo, tutti gli altri meri mezzi o mezzi mascherati da fini, no? D’accordo? D’accordo. Allora, vediamo. Il problema è che chi non lavora non mangia e muore, alcuni dicono di noia ma io non ci credo, anzi dipende dall’atteggiamento; comunque anche chi mangia cibarie non di qualità è infelice. Però ci sono milionari infelici che mangiano il pane negli involucri di plastica e i surgelati, perché lavorano tanto per continuare a essere milionari e non hanno tempo per i ristoranti. Potrebbero anche smettere di farlo, ma poi non potrebbero comprare gli involucri di plastica più grandi, quelli con dentro i televisori e gli accessori per il giardinaggio che non utilizzano per mancanza di tempo. Se incontrassi un extraterrestre gli domanderei certamente: “cosa ne pensi della nostra società, la trovi stupida?”. Lui, se fosse un extraterrestre intelligente ai miei occhi, risponderebbe: “trovo quelli che voi chiamate stupidi acuti e quelli che voi chiamate acuti stupidi. Perché in una società marcia solo i veri disadattati hanno idee che profumano di gelsomino”. Quindi nella mia mente gli extraterrestri possono odorare i pensieri, e alcuni dei nostri, quelli più puliti, profumano di gelsomino. Probabilmente la realtà è che il gelsomino potrebbe ricoprire le nostre strade e profumare le nostre città, che a quel punto non sarebbero più città ma campi fioriti, e avremmo forse una repubblica fondata sul profumo, e le persone annuserebbero l’aria per mandare avanti la baracca, mangiando la rugiada e osservando le nuvole cambiare. Oggi, detto per inciso, non le osserva più nessuno, le simpatiche protuberanze bianche. Sappiamo che esistono ancora solo perché ogni tanto un cineasta le filma, e wikipedia ne parla alla voce “nuvole”. Un extraterrestre venuto per allora sulla Terra, sporgendo le antenne dall’oblò della sua astronave profumata, penserebbe probabilmente: “figata”.
Quantità
Abbiamo a tal punto svalutato il tempo
da considerare il numero di svaghi
un metro della felicità umana